VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE IN PRESENZA DI TOSSICI INDUSTRIALI IN GRADO DI ATTRAVERSARE LA BARRIERA CUTANEA Gianfranco Sciarra1, Annarosa Scarpelli2
1U.O. di Igiene Industriale – Azienda USL 7 di Siena – Via tufi, 1 – 53100 Siena2Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana - CEDIF Via Baracca, 9 –50127 Firenze
RIASSUNTO
Molte sostanze chimiche attraversano la cute ma i limiti di esposizione (TLVs) sono
riferiti alla sola esposizione di tipo respiratorio, la conseguenza di ciò è che, qualoradurante il lavoro avvenga la contaminazione della cute, il rispetto dei valori di TLV per gliagenti inquinanti aerodispersi non garantisce di per sé la salute dei lavoratori. Per ovviarea questa forte limitazione si propone di trasformare, tenendo conto del volume di ariarespirato dagli addetti in otto ore lavorative, il TLV in Dose Assorbita Massima Accettabilee di utilizzare questo valore come limite per la somma della quantità di sostanza assorbitaper via respiratoria (dose assorbita respiratoria) e per via cutanea (dose assorbitacutanea). A questo proposito, vengono proposti due metodi per valutare la dose assorbitacutanea, qualora non si conosca la percentuale di sostanza che attraversa la cute. Il primoutilizza l’equazione della retta di regressione, ottenuta comparando la percentuale diattraversamento della cute con il logaritmo della costante di ripartizione ottanolo/acqua(LgKow) di ventuno sostanze di cui si conosce la capacità di permeazione cutanea. Ilsecondo propone invece due soli valori di percentuale di sostanza che attraversa la cute inbase alla costante di ripartizione ottanolo/acqua, uno per sostanze, uno per sostanze conLgKow<4 ed uno per quelle con LgKow>4. ABSTRACT
Many chemical substances cross the skin but exposure limits (TLVs) refer only to
respiratory exposure. This means that when skin is contaminated on the work site,
acceptable TLVs for aerodispersed toxic agents do not ensure a safe occupational
situation. To obviate this defect, it is proposed to transform the TLV into the Maximum
Acceptable Absorbed Dose by considering the volume of air breathed by workers in an 8-h
shift and using this value as limit for the total quantity of toxic agent absorbed by the
respiratory (respiratory dose absorbed) and cutaneous (cutaneous dose absorbed) routes.
Two methods to evaluate the cutaneous dose absorbed when the percentage of
substance crossing the skin is not known, are proposed. The first uses the regression line
equation obtained by comparison of the percentage crossing the skin and the logarithm of
the octanol/water repartition constant (LgKow) of 21 substances with known skin
permeation capacity. The second proposes two values of the percentage of toxic
substance crossing the skin, based on the octanol/water repartition of the substance, one
for substances with LgKow<4 and other for substances wiyh LgKow>4. Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000INTRODUZIONE
I valori limite normalmente utilizzati in Igiene e Tossicologia Industriale sono i
Threshold Limit Values (TLVs) e i Biological Exposure Indices (BEIs) pubblicati dalla
American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH). I TLVs sono
espressi come concentrazione di agente tossico aerodisperso (mg/m ) e quindi tengono
conto solamente della sostanza che penetra nell’organismo per via respiratoria. Quando
una sostanza è in grado di attraversare la cute, l'ACGIH si limita ad apporre la notazione
skin (cute), ma non modifica il valore di TLV, poiché questo rimane comunque calcolato
rispetto alla sola via respiratoria.
In base a queste considerazioni, nel caso di sostanze capaci di penetrazione
transcutanea, è facile intuire come i TLVs siano insufficienti a garantire una reale difesa
della salute dei lavoratori poiché la sola valutazione dell’esposizione respiratoria può
comportare notevoli sottostime dell’esposizione totale. Ad esempio Aprea [1], in
riferimento ai fitofarmaci, parla di un contributo espositivo dovuto alla cute che in alcuni
casi può superare il 50% della dose totale assorbita.
Al contrario i BEIs, pur essendo calcolati sulla base dei TLVs, risentono meno delle
limitazioni sopra accennate, poiché una sostanza che attraversa la cute generalmente
subisce gli stessi processi metabolici di quella assorbita per via respiratoria (anche se ciò,
quali/quantitativamente, è solo parzialmente vero) e quindi il suo metabolita concorre,
indipendentemente dalla via di ingresso nell’organismo, al raggiungimento o meno del
E’ anche da notare che, nel caso di assorbimento cutaneo di un agente tossico, è
possibile che la correlazione tra concentrazione di agente aerodisperso e concentrazione
urinaria del relativo metabolita, sia debole o addirittura quasi nulla poiché la
concentrazione del metabolita non è quantitativamente giustificata da quella della
Avendo già in un precedente articolo, pubblicato su questo numero della rivista,
discusso delle tecniche di monitoraggio dell’esposizione cutanea, vorremmo ora proporre
un metodo empirico per poter applicare i limiti esistenti, TLVs, anche nel caso di sostanze
in grado di attraversare la barriera cutanea, limitatamente alle sostanze presenti negli
ambienti di lavoro, nelle varie forme in cui possono trovarsi: solide, liquide o aerodisperse. DAL TLV ALLA DOSE
Secondo alcuni autori che hanno effettuato studi principalmente nel settore
dell'esposizione a fitofarmaci, i valori di ventilazione polmonare variano tra 14,2 [2] e 28,6
L/min [3] rispettivamente per lavori compresi tra "molto leggeri" e "poco pesanti". Per
soggetti che effettuano un'attività sedentaria viene utilizzata una ventilazione di circa 7
L/min [4, 5, 6]. In genere per i lavori "poco pesanti" si effettua una ulteriore distinzione tra
Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000
maschi, con un valore di 28,6 L/min [3], e femmine, con un dato pari a 16,3 L/min [4, 6].
Partendo dal presupposto che i TLVs siano calcolati relativamente a lavoratori che
esercitano un certo sforzo fisico paragonabile ad un lavoro “poco pesante” (cosa
sicuramente credibile nella maggioranza delle situazioni lavorative) è possibile calcolare
quanto agente tossico viene assorbito in otto ore lavorative se la concentrazione si
mantiene costantemente al TLV. In pratica si può calcolare quella che viene definita “dose
assorbita”. A questo proposito è bene ricordare che si definisce "dose potenziale cutanea
o respiratoria" la quantità di sostanza inquinante disponibile per l'operatore
indipendentemente dai mezzi di protezione utilizzati, "dose reale" la quantità di inquinante
che raggiunge effettivamente le vie di penetrazione nell'organismo (le vie respiratorie e la
cute),"dose assorbita" la quantità di inquinante che realmente penetra ed entra in circolo
nell'organismo umano [7]. Di queste tre definizioni, quelle che sicuramente interessano di
più l'igienista industriale sono le dosi reale e assorbita, poiché la prima rappresenta la
quantità di sostanza tossica che realmente raggiunge l'organismo del lavoratore e la
Assumendo che, con buona approssimazione, la quantità di agente tossico inalata
in un atto respiratorio viene sostanzialmente assorbita (tranne quella che viene riespulsa
con l’espirazione o che rimane nel polmone senza essere assorbita, che però in genere
rappresenta una frazione trascurabile) si riportano le formule di calcolo della dose
assorbita corrispondente al TLV per i maschi e per le femmine che per brevità
chiameremo DAMA, ovvero Dose Assorbita Massima Accettabile.
- 13,728 e 7,824 sono i “m3” di aria respirati in 8 ore rispettivamente dai maschi (28,6
La grandezza calcolata esprime la dose assorbita respiratoria corrispondente ad
una esposizione pari al TLV, ma tenendo conto del fatto che un agente tossico, nella
maggioranza dei casi, esercita la sua azione indipendentemente dalla via di penetrazione
(ciò ovviamente non è vero se ci si trova di fronte a casi particolari come ad esempio a
sostanze che agiscono localmente), la DAMA può anche esprimere la quantità massima di
sostanza, compresa la frazione che attraversa la cute, che può penetrare nell’organismo in
Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000
La DAMA rappresenta, quindi, un limite complessivo che non deve essere superato
dalla somma delle dosi assorbite respiratoria e cutanea. Ovvero matematicamente,
Una volta calcolata la DAMA occorre quindi stimare la dose assorbita respiratoria e
cutanea nelle reali condizioni di esposizione lavorativa. STIMA DELLA DOSE ASSORBITA RESPIRATORIA
Partendo dal presupposto già enunciato che la quantità di inquinante che viene
inalata è sostanzialmente uguale a quella che viene assorbita (ovviamente assorbita non
significa biologicamente attiva), il calcolo della dose assorbita (che poi corrisponde nella
pratica anche alla dose reale) è semplice:
13,728 e 7,824 sono i “m3” di aria respirati in 8 ore rispettivamente dai maschi (28,6
CP = concentrazione di tossico aerodisperso valutata tramite campionamento
personale, secondo le buone norme di igiene industriale.
E’ chiaro che la precisione della stima della DAR è carente, poiché, in aggiunta a
quanto già detto, è evidente che una persona ben difficilmente respirerà in 8 ore 13,728
m3 di aria, se maschio, o 7,824 m3, se femmina. Queste grandezze esprimono valori medi
per lavori non eccessivamente gravosi, per cui possono discostarsi anche fortemente dalla
Questo tipo di critica, sicuramente attinente, potrebbe però essere rivolto anche a
quasi tutte le grandezze medie utilizzate in igiene industriale, come ad esempio la velocità
di ingresso dell’aria di 1,25 m/s (velocità di ingresso dell’aria in un atto respiratorio medio)
su cui vengono tarate le pompe personali (una persona che esercita un lavoro pesante
probabilmente respira più velocemente) o la stessa definizione di TLV. Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000
Conseguentemente, per quanto approssimativa, è comunque accettabile poiché esprime
un’accuratezza paragonabile a molte delle grandezze medie normalmente utilizzate nella
STIMA DELLA DOSE ASSORBITA CUTANEA
La stima della dose assorbita cutanea è sicuramente molto più complessa di quella
respiratoria. In questo caso, infatti, la dose reale ed assorbita non coincidono affatto, a
meno che una sostanza non abbia la capacità di essere assorbita dalla cute al 100%, cosa
Per la stima della dose cutanea la tecnica generalmente utilizzata è quella di
apporre pads (di forma rotonda, rettangolare, quadrata) e di vario materiale (carta da filtro,
membrane in polipropilene ecc.) direttamente sulla cute di varie regioni anatomiche.
In genere se gli operatori indossano una tuta o vestiti che coprono il corpo, ad
eccezione ovviamente della faccia, del collo e delle mani, per stime molto accurate si usa
mettere un pad sulla guancia (a rappresentare la cute scoperta della testa e del collo) e
fino a 10 pads localizzati, escludendo le mani, su avambraccio dx, braccio sin, regione
mediosternale, regione intrascapolare, regione epigastrica, regione lombare sede
paravertebrale, coscia dx, coscia posteriore sin, retrogamba dx, gamba sin. La
contaminazione delle mani viene valutata tramite la tecnica del lavaggio (le tecniche
brevemente riassunte non sono le uniche utilizzate per cui, a questo proposito, si rimanda
all’articolo riguardante le tecniche di valutazione dell’esposizione cutanea pubblicato in
questo stesso numero della rivista).
Ogni pad, come anche il liquido di lavaggio delle mani, viene poi considerato
rappresentativo della regione anatomica su cui è apposto. La dose reale cutanea è quindi
DRC è espressa in unità di peso (ng, µg o mg);
Ci = concentrazione di tossico riscontrata in un pad o nel liquido di lavaggio delle mani,espressa in unità di peso per cm2 (ng/cm2, µg/cm2 o mg/cm2)
Si = superficie della regione anatomica rappresentata dal pad o superficie delle mani(nel caso del liquido di lavaggio delle mani) espressa in cm2.
La superficie delle varie regioni anatomiche viene valutata in base alla superficie
totale del corpo, generalmente calcolata con la formula empirica di Du Bois D. [8]:
Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000
71, 84 • p0,425 • h0,725
St = superficie totale cutanea espressa in cm2;
La distribuzione percentuale delle varie regioni anatomiche, rispetto alla superficie
cutanea totale, può derivare da vari modelli, i più noti dei quali sono riportati in tabella 1. Il
modello più utilizzato, fra quelli che abbiamo riportato, è forse quello di VanRooij [9], dove,
però, la somma delle percentuali relative alle regioni anatomiche non fornisce il 100% ma
bensì il 98,6%, probabilmente a causa di errori di approssimazione.
Come già sottolineato, quanto sinora descritto fornisce gli strumenti per esprimere
la stima della dose reale cutanea, ma poco ci dice rispetto alla dose assorbita. La quantità
di agente inquinante che attraversa la cute dipende da svariati fattori: quantità depositata
sulla cute, caratteristiche chimico-fisiche della sostanza, inglobamento della sostanza in
matrici che ne possono facilitare o impedire il passaggio percutaneo [11, 12], tempo di
contatto, presenza di sudore, temperatura corporea, regione cutanea (ad es. la cute delle
mani è quella che assorbe di meno [13]) ecc.
Molti ricercatori hanno cercato di stimare la percentuale di sostanza che attraversa
la cute con modelli sperimentali su cute di cadavere o di animale [14, 15, 16, 17], con
modelli matematici [18, 19, 20], applicando le sostanze in studio su volontari [13, 21, 22,
23] o in studi sperimentali sugli animali [24, 25]. Purtroppo, per ragioni diverse, i risultati
degli studi, specialmente quelli in vitro e in vivo [26, 27, 28], sugli animali e sull’ uomo [29],
non sono spesso comparabili se non dopo opportune modifiche del sistema sperimentale.
Fortunatamente, da qualche anno è reperibile un’ampia letteratura, comprendente anche
molti studi su volontari ed è facilmente rintracciabile (anche on line su banche dati tipo
La percentuale di agenti tossici capace di attraversare la cute, stimata nei lavori
scientifici da noi consultati, è ovviamente diversa da sostanza a sostanza ed in particolare,
per le due classi di sostanze in assoluto più studiate, arriva sino al 20% per i pesticidi [32,
33] e fino ad oltre il 50% per alcuni IPA [13, 27].
Volendo proporre un sistema di valutazione a priori della capacità di penetrazione
cutanea delle sostanze chimiche, ritenendo che gli studi condotti in vitro siano meno
cogenti di quelli condotti in vivo (meglio se su volontari umani), abbiamo rintracciato lavori
scientifici che riguardano il passaggio percutaneo in vivo (la gran parte sull’uomo) di 21
sostanze chimiche: acido benzoico [34], acido p-amminoenzoico [35], acido salicilico [35],
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anilina [36], antracene [27], benzidina [37], benzo(a)pirene [26], caffeina [34], cloroformio
[38], diazinone [39], diisopropilmetilfosfonato [40], 2,4,5,2',4',5'-esaclorobifenile [41],
etilbenzene [36], flutamide [42], isofenphos [29], malathion [34, 43], parathion [34, 44, 45],
progesterone [34], teofillina [35], testosterone [43], toluene [36]. Partendo dal presupposto,
molto generale, che vi sia una relazione tra lipofilicità e passaggio percutaneo, abbiamo
provato a correlare la capacità di penetrazione degli agenti tossici (espressa come
percentuale che attraversa la cute) con il logaritmo della costanze di ripartizione (LgKow)
ottanolo/acqua e il peso molecolare (PM) delle sostanze in esame. La regressione multipla
con le due variabili indipendenti (LgKow e PM) mostra che la sola LgKow è statisticamente
significativa, infatti calcolando la retta di regressione lineare, con una sola variabile
indipendente, (LgKow) si ottiene una regressione altamente significativa (p = 0,014) con
un coefficiente di correlazione “r = 0,527” (figura 1), che, se pure rappresenta una non
eccelsa predittività dell’equazione, non è certo da trascurare.
E’ comunque possibile che, nella realtà lavorativa, la percentuale di sostanza
inquinante assorbita sia inferiore a quella che si può ricavare dall’equazione di figura 1,
poiché i dati sono calcolati su superfici cutanee diverse e mai comunque sulla sola cute
delle mani, mentre nel caso, molto frequente, di lavoratori che operano indossando i
normali abiti da lavoro (tuta o almeno pantaloni lunghi e maglietta), la regione anatomica
più contaminata è sicuramente quella delle mani. A questo proposito Fenske [46], trova
che la contaminazione a carico delle mani, negli addetti agricoli che distribuivano
malathion, rappresenta il 75% di quella totale. Essendo la cute delle mani, specialmente
quella della superficie interna, meno permeabile di quella di altre regioni cutanee, è facile
supporre che la percentuale di agente tossico (rispetto alla dose reale, ovvero alla quantità
totale depositata su tutta la cute del corpo) che attraversa la cute in situazioni lavorative
sia inferiore a quella stimata negli studi citati e derivabile dall’equazione della retta di
Sulla base di quanto detto, volendo stimare la dose assorbita conoscendo la dose
reale, si può ragionevolmente ipotizzare che la percentuale di penetrazione della cute per
sostanze abbastanza lipofile con un “LgKow ´QRQVXSHULLOPDDQ]LFKHLQFRPXQLsituazione lavorative (mani fortemente contaminate rispetto ad altre regioni anatomiche)
sia sicuramente inferiore. Analogamente per sostanze molto lipofile (LgKow = 4-9) si può
dire che in situazioni lavorative reali, la percentuale di assorbimento cutaneo è
Quindi, generalizzando, per le sostanze organiche allo stato solido o liquido che
non reagiscono direttamente con la cute (in questa sede non affrontiamo il caso di
sostanze inorganiche o che hanno la capacità di reagire con la cute provocando
alterazioni che modificano la permeabilità), di cui non si hanno notizie dalla letteratura
sulla capacità di permeazione cutanea, si possono ipotizzare possibili metodiche per
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predire tale capacità in situazioni lavorative, o meglio la dose cutanea assorbita. La prima
metodica è quella di utilizzare l’equazione della retta di regressione riportata in figura 1.
Questa metodica ha il forte limite di basarsi su un numero assai piccolo di sostanze (21
sostanze chimiche) e su dati sperimentali non rappresentativi delle reali condizioni di
lavoro. La seconda metodica potrebbe basarsi sull’assumere valori fissi della percentuale
di permeazione in base al valore del “LgKow” e più precisamente si potrebbe ipotizzare un
valore di permeazione del 10% per sostanze con un “LgKow ´HGHOSHU³LgKow >4”. Suggeriamo questi valori sia perché rappresentano un valore mediano rispetto alle
massime percentuali di permeabilità prevedibili in base al valore di “LgKow” dall'equazione
della retta di regressione, sia per tenere conto del fatto che normalmente la massima
concentrazione di agenti inquinanti si riscontra a livello della cute del palmo delle mani,
come già detto molto meno permeabile della cute di altre zone anatomiche su cui vengono
generalmente condotte le sperimentazioni in vivo.
Volendo quindi, per la stima della dose assorbita, utilizzare le metodiche appena
descritte si possono scrivere le seguenti equazioni:
- Ps = percentuale di permeazione cutanea stimata dall’equazione di figura 1.
DACLgKow<4 = dose assorbita per sostanze con LgKow<4;
DACLgKow>4 = dose assorbita per sostanze con LgKow>4. CONFRONTO CON IL TLV
Stimata la dose assorbita cutanea il confronto con il TLV, espresso come DAMA
(dose assorbita massima accettabile) diviene semplice, poiché basta confrontare con
questo il valore che si genera dalla somma della dose assorbita respiratoria più la dose
CONCLUSIONI Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000
Le due metodiche di stima della dose assorbita sono sicuramente molto
approssimative e assai criticabili, specialmente per quanto attiene all’arbitrarietà delle
percentuali di permeazione cutanea proposte. Inoltre hanno la grande limitazione di non
essere applicabili per le sostanze gassose o allo stato di vapore, per le quali l’approccio è
decisamente più complesso. Ciò nonostante riteniamo che, aumentando il numero di
composti di cui si conosce la percentuale di penetrazione in vivo (molto meglio se
sull'uomo), si potrebbe ottenere una retta di regressione con un coefficiente di
correlazione migliore di quello attuale, anche se, come noto, il coefficiente di ripartizione
ottanolo/acqua non è l'unica grandezza che influenza la penetrazione cutanea di una
Un'altra critica che si può sollevare è che quanto proposto è applicabile alle
sostanze pure, non incluse in matrici che possono invece aumentare o diminuire
considerevolmente la capacità di permeazione della sostanza tal quale. E' vero però, nel
contempo, che la conoscenza della natura chimica della matrice può in parte ovviare a
questo inconveniente, poiché, ad esempio, è quasi sempre vero che una matrice lipofila
aumenta la capacità di permeazione cutanea, mentre una poco lipofila può ridurre o
addirittura annullare il passaggio percutaneo.
Molte altre proposte alternative alle nostre possono essere fatte per stimare la dose
cutanea assorbita, in particolare sarebbe possibile un approccio che valuti la permeabilità
cutanea in base ai risultati del monitoraggio biologico, ma per fare ciò è necessario che si
conoscano i metaboliti della sostanza in questione o che questa sia rintracciabile tal quale
nei liquidi biologici. Per questa ragione in questa proposta ci siamo limitati ad un approccio
del tutto generale riguardante tutte le sostanze, al di là delle conoscenze sul metabolismo.
Nonostante tutte le critiche che si possono fare a quanto proposto, riteniamo che
questo lavoro abbia due scopi, uno di fornire all’igienista industriale strumenti di indagine
comunque più approfonditi degli attuali e l’altro di far crescere una discussione su un
argomento su cui si è discusso e si discute in maniera del tutto insufficiente, sia a livello
Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000Tabella 1 - Distribuzione percentuale delle regioni anatomiche rispetto alla superficie cutanea. Regione anatomica Modello anatomico modificato da cilindrico* anatomico Van Rooij J.G.
*Modello che approssima la forma dell'organismo umano alla forma cilindrica. Figura 1 - Regressione lineare tra la percentuale di tossico che attraversa la cute e il logaritmo della costante di ripartizione ottanolo/acqua y = 3,804 x + 3,644 r = 0,527 Italian journal of work, environmental & health n°0 October 2000BIBLIOGRAFIA
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Development and validation of an HPLC method to analyze ibuprofen and impurities according to the European Pharmacopoeia Abstract This Application Note describes the development of a fast, accurate,and reproducible method to analyze ibuprofen and related impuritiesaccording to European Pharmacopoeia (EP) regulations1, using anAgilent 1120 Compact LC. The experiments described in thisAp