Microsoft word - pompa diamagnetica ctu 16 per depliant.doc
Approfondimento tecnico del dott. Tommaso Ferretti - relatore sulla tecnica diamagnetica al XXII congressonazionale ANASMED di medicina dello sport di Vittorio Veneto del 18-21 giugno 2006-
POMPA DIAMAGNETICA SISTEMA INTEGRATO DI EROGAZIONE DI ENERGIA Premesse Nei confronti di un campo magnetico la materia ha, a seconda della sua composizione, tre comportamenti. Se
ha proprietà magnetiche ne verrà potentemente attratta (ad esempio il materiale ferroso), se ha proprietà paramagnetiche resterà indifferente (ad esempio la plastica), se ha proprietà diamagnetiche ne verrà respinta (ad esempio l’acqua).
L’acqua quindi verrà respinta dal campo magnetico. La pompa diamagnetica CTU 16 definito anche acceleratore molecolare diamagnetico è un generatore di
campi magnetici di altissima potenza: eroga infatti due tesla che, ricordiamo, equivalgono a 20.000 gauss.
L’intuizione vincente è stata quella di sfruttare questa enorme potenza (combinata con tempi brevissimi di
variazione di campo) per influenzare in maniera positiva il comportamento della materia organica, che è composta da una alta percentuale di acqua.
Sfruttando infatti la proprietà diamagnetica dell’acqua si possono realizzare due importanti scopi terapeutici:
la movimentazione di liquidi e l’impianto di molecole farmacologicamente attive.
La possibilità di movimentare liquidi è facilmente intuibile, per impiantare molecole farmacologiche basta
semplicemente che queste siano diluite in acqua.
Un’altra importante proprietà dei campi magnetici è la biostimolazione dei tessuti. Ogni campo magnetico variabile, che attraversa un conduttore, induce una corrente elettrica; il corpo umano
è un conduttore: quindi un campo magnetico che l’attraversa provoca una biostimolazione. L’intensità e la velocità di variazione del campo magnetico nella dia sono altissime e ciò permette di eccitare e ricostituire le fibre nervose e muscolari anche a profondità molto elevate.
Nel disposititivo CTU-MEGA 16 la pompa diamagnetica è combinata ad un apparato di diatermia, tecnica
ormai consolidata ed usatissima di trasferimento energetico in modalità resistiva e capacitiva. Di particolare interesse, per quanto riguarda la diatermia, la presenza di un impedenziometro che dà, in tempo reale, la possibilità di controllare l’impedenza elettrica della zona trattata. Siccome l’impedenza varia in relazione allo stato di perfusione sanguigna, l’osservazione di questo valore ci fornisce in pratica la quantità di energia assorbita dall’organismo.
Clinica
Vogliamo prendere in esame il trattamento clinico dei traumatismi acuti. La prerogativa della pompa rispetto alle terapie convenzionale è di un’estrema rapidità di azione. Nella pratica clinica dei traumatismi acuti il primo problema da superare è sempre il dolore. Questo ci costringe a prescrivere il riposo assoluto od ad adottare sistemi di contenzione con una perdita di
tempo nel recupero atletico. Il dolore è dovuto alla presenza di tumefazione e di edema nella regione traumatizzata che coinvolge le strutture nervose nocicettive algogene.
Il sistema ci permette di agire sull’edema in presenza di dolore e persino in presenza di abrasioni o ferite
semplicemente interponendo materiale sterile.
La possibilità di utilizzare la proprietà diamagnetica dell’acqua ci permette di allontanare i liquidi in eccesso
Questo si traduce in una rapida risoluzione della sintomatologia dolorosa. La seconda possibilità che abbiamo con l’utilizzo della DIA è l’utilizzo delle sostanze farmacologiche attive
sul dolore, sulla flogosi e sulla circolazione.
Ricordiamo infatti la possibilità di impiantare qualsiasi sostanza, a prescindere dal suo peso molecolare e
dalla sua polarizzazione positiva o negativa e, soprattutto, la possibilità di poter decidere sulla profondità di impianto. Ciò ci permette di effettuare quindi anche un impianto stratificato di vari farmaci (ad esempio un antinfiammatorio in articolazione, un antiedemigeno e/o un antidolorifico nello spessore sottocutaneo).
La terza proprietà dell’utilizzo dei campi magnetici, la biostimolazione, viene impiegata per un rapido
ripristino delle fibre nervose e muscolari interessate dal trauma. Il ripristino di importanti funzioni metaboliche cellulari ed il lavoro attivo sulle componenti elastiche e collageniche dei tessuti ci permette un altrettanto rapido recupero della mobilità e funzionalità delle articolazioni.
La combinazione con la diatermia ci consente di utilizzare in pieno le possibilità terapeutiche di quest’ultima
potendo superare i limiti che questa tecnica presenta.
Infatti il trattamento con la diatermia provoca un innalzamento termico in profondità sia delle strutture ricche
di acqua quali muscoli, cartilagini e sistemo venoso-linfatico (in modalità capacitiva) sia delle strutture più resistenti quali tendini ed ossa ( in modalità resistiva). Ciò comporta un aumento del calibro dei vasi sanguigni che aumenta l’apporto di sangue nei tessuti interessati al riscaldamento con conseguente aumento anche dei liquidi extracellulari. Oltre certi limiti l’accumulo di liquidi extracellulari, per meccanismi pressori, blocca l’azione del processo diatermico impedendone l’azione drenante. L’azione invece della pompa diamagnetica attua lo svuotamento per azione repulsiva del comparto extracelluare permettendo un perfetto drenaggio.
Il risultato sarà il potenziamento delle note proprietà terapeutiche della diatermia.
Abbiamo trattato con la pompa diamagnetica patologie di tutti i tipi: acute, croniche, artrosiche, degenerative,
post chirurgiche. Prendiamo in esame il trattamento adottato nei casi di traumatismo acuto.
Comprendiamo in questa categoria i traumatismi recenti che non necessitano di trattamento chirurgico o di
apparecchio gessato e/o di tutori immobilizzanti. Particolare riscontro pratico abbiamo negli idrartri articolari sia di ginocchio sia di spalla sia di caviglia, nei traumi distrattivi muscolari, negli ematomi, nelle borsiti acute.
Nella prima seduta utilizziamo la funzione “movimentazione liquidi” privilegiando la sottofunzione “volume
extracellulare” applicando il manipolo in senso longitudinale verso le vie linfatiche. Ricordiamo che in caso di abrasioni applichiamo garze sterili fra la placca e la cute.
Nella stessa seduta associamo la funzione impianto molecolare parametrizzando attentamente la profondità di
impianto. Variamo la frequenza in funzione della estensione della lesione e della quantità di farmaco che vogliamo impiantare. I farmaci usati in questa prima fase sono antinfiammatori (Diclofenac, Ketoprofene, Piroxicam, Ketoprofene sale di lisina), antidolorifici (Ketorolac, lisina acetilsalicilato, anestetici locali) antiedemigeni ( Buflomedil, Sulodexide), cortisoidi,miorilassanti (tiocolchisolide).
Nella seconda - terza seduta a seconda della presenza di dolore e di edema ripetiamo il trattamento
“movimentazione liquidi” aumentandone l’azione “energia intracellulare”, continuiamo l’impianto molecolare ed iniziamo la “stimolazione endogena” regolando l’intensità in base allo stato di acuzie della flogosi.
Iniziamo la mobilizzazione il più presto possibile compatibilmente con la sintomatologia dolorosa ed
ovviamente valutando attentamente l’eventuale danno anatomico.
La contenzione con bendaggi può essere limitata o abolita. Continuiamo il trattamento per 6-8 sedute aumentando gradatamente l’utilizzo della “stimolazione endogena”
per favorire il ripristino delle fibre muscolari e nervose e la normalizzazione metabolica dei tessuti connettivali.
In tutte le sedute utilizziamo assieme alla pompa diamagnetica la erogazione di diatermia con le modalità
capacitiva o resistiva a seconda della evoluzione patologica.
Associamo sempre rieducazione di tipo posturale adoperando ove possibile apparecchiature di tipo
Tempi di recupero:
rispetto ai trattamenti tradizionali, compreso l’utilizzo della tradizionale diatermia i tempi di ripristino
funzionale (tale da permettere la ripresa degli allenamenti o della attività lavorativa) sono quasi dimezzati.
Direttore Centro di medicina dello sport e terapia fisica
Improving your Patient Care Through Evidence-Based Clinical Practice CLINICAL PRACTICE GUIDELINES UNIT Hypertension in Pregnancy Objectives: To critically appraise a clinical practice guideline. This includes: 1. Understanding that not al published guidelines have the same quality, and that different guidelines may have a variety of recommendations. 2. Assessing the pro